Una delle figure femminili che segnò la vita di Giovanni Paolo II fu Anna Teresa Tymieniecka, una bella, minuta e bionda filosofa statunitense nata in Polonia, con la quale scrisse Persona e atto, la sua principale opera filosofica incentrata sulla sessualità.
Anna Teresa era nata in una splendida casa di campagna in Masovia, in una nobile famiglia polacca. Studiò presso l'Università Jagellonica di Cracovia fino alla fine della Seconda guerra mondiale, e nel 1946, quando il nuovo regime comunista iniziò l'esproprio delle terre appartenenti alle antiche e nobili famiglie del paese, lasciò la città. Da allora visse a Parigi, dove si laureò alla Sorbona nel 1951, e a Friburgo, in Svizzera, dove conseguì il dottorato l'anno successivo..
La relazione tra Karol Wojtyla e Anna Teresa Tymieniecka cominciò nel 1972, quando lei aveva quarantatré anni. Lo stretto legame tra il cardinale e la filosofa alimentò le voci di un possibile rapporto molto «più intimo» tra i due. In quel periodo Anna Teresa stava lavorando alla traduzione in inglese del libro di Wojtyla. Il dottor George Hunston Williams, professore del seminario protestante dell'università di Harvard, osservatore durante il Concilio vaticano II e amico personale della Tymieniecka, disse: «Facevano lunghe passeggiate, parlavano di filosofia fino a notte fonda e andava insieme a nuotare. La verità è che quando stavano insieme sviluppavano un'energia erotica non praticata. Sembrava che lei avesse iniziato una relazione romantica con lui [il cardinale Wojtyla]».
Secondo il dottor Williams, questo rientrava nell'ossessione di Wojtyla di mettere il proprio desiderio continuamente alla prova, per resistervi.
Come avrei potuto sentire amore per un religioso di mezza età? Ad ogni modo, io ero una donna sposata» dichiarò Anna Teresa Tymieniecka a mo' di discolpa. Ma ancora una volta il dottor Williams, che trascorse lunghe ore conversando con la filosofa, spiegava:
Non vi era il minimo dubbio che tra i due ci fosse una relazione erotica. Sì, certo che c'è stata. In un certo senso Eros è alla base della filosofia. Una persona deve amare. Lei [Anna Teresa] è un essere umano appassionato. La sua era una passione cattolica verso Wojtyla, che però era frenata dalla dignità ecclesiastica di lui e dalla comprensione che lei aveva degli impedimenti che si sarebbero presentati. Non credo che lui [Wojtyla] comprenda con cosa lottava lei quando si trovava in sua presenza. Una calamita che attira particelle di acciaio. Lui non sa niente di tutto questo.
Anna Teresa Tymieniecka contattò degli avvocati per denunciare di plagio il Sommo Pontefice romano. La filosofa, infatti, accusava Giovanni Paolo II di essersi appropriato del libro Persona e atto, la cui stesura era frutto della stretta collaborazione tra i due. Dopo la pubblicazione di Amore e responsabilità, scritto da Wojtyla nel 1981, Anna Teresa Tymieniecka mosse una sorta di critica al pontefice, che alcuni considerarono provocata dalla gelosia. Dichiarò la Tymieniecka:
Ciò che ha scritto [Wojtyla] sull'amore e sul sesso dimostra la sua scarsa conoscenza del tema. Mi sono davvero meravigliata leggendo Amore e responsabilità. Mi sembrava che fosse evidente che non sapeva di che cosa stava parlando. Come può aver scritto una cosa del genere? La risposta è che non ha esperienze di questa natura. Amore e responsabilità non parla solo di sessualità. È legato a Persona e atto. Lui [Wojtyla] è sessualmente innocente, ma non in un altro senso. Per essere stato un cardinale sotto i comunisti doveva essere estremamente astuto. Non c'è ingenuità in lui. Si tratta di una persona molto intelligente che sa quello che fa.
Quando i giornalisti Carl Bernstein e Marco Politi chiesero ad Anna Teresa Tymieniecka di una sua possibile attrazione sessuale verso il papa, lei rispose seccamente: «Risponderò in maniera estremamente personale dicendo che non sono interessata alla sessualità. In nessun senso. Sono una signora polacca d'altri tempi che considera che questo argomento non possa essere assolutamente oggetto di conversazione».
Il dottor Hendrik Houthakker, marito di Anna Teresa Tymieniecka, commentò con queste parole la presunta relazione tra sua moglie e il futuro pontefice: «Mia moglie era molto femminile e sono convinto che vedeva in Wojtyla non solo un sacerdote, ma anche un uomo. Non ce alcun dubbio. Mia moglie cataloga sempre la gente tra chi è bella e chi no. Il fatto è che non credo che si sentisse attratta in maniera particolare da lui.
Semplicemente non smetteva di avvertire che era un uomo, poiché non poteva evitarlo. Credo che mia moglie considerasse, e ancora consideri, il papa, in generale, una persona molto gradevole e compatibile con lei»? Di nuovo il dottor George Hunston Williams, nel suo libro The Mind of John Paul II scritto nei primi anni di pontificato, sottolineò: «Dopo averla ascoltata attentamente per ore, arrivai alla conclusione che, come avevo pensato fin dal principio, la Tymieniecka provasse per il cardinale una forte attrazione sessuale che però veniva sublimata per la concretezza della sua carica e sostituita da una passione intellettuale… in cui lei si eccitava per le idee». Williams inoltre non ha il minimo dubbio sul fatto che Anna Teresa Tymieniecka si innamorò perdutamente del cardinale Wojtyla e che questi non la ricambiò. Sembra che la gelosia della Tymieniecka si fosse scatenata quando aveva scoperto che per scrivere Amore e responsabilità Giovanni Paolo II era ricorso all'aiuto di un'altra donna, la psichiatra di Cracovia Wanda Poltawska, sposata, che di sicuro conosceva l'argomento di cui parlava, e che fu un'altra figura importante nella vita del papa polacco. In questa controversa opera, Wojtyla insisteva sul fatto che il sesso non solo è un atto finalizzato alla procreazione, ma che contribuisce ad aumentare l'intimità nella coppia. «Ma praticare sesso solo per piacere viola la libertà dell'individuo» scriveva Giovanni Paolo II. Quando era professore universitario, molti dei suoi studenti si chiedevano se padre Wojtyla avesse avuto qualche volta una fidanzata o una moglie.
Carl Bernstein e Marco Politi, i due autori del libro Sua Santità. Giovanni Paolo II e la storia segreta del nostro tempo, sostengono che Karol Wojtyla aveva appreso molto sul sesso e sui rapporti di coppia «attraverso il confessionale».
Sta di fatto che nel libro Amore e responsabilità non ce neanche una nota a pie' di pagina e i pochi riferimenti presenti sono solamente a opere di Wojtyla. Il futuro papa conosceva forse solo la teoria e non la pratica?
Analizzando i suoi rapporti con le donne, si fa fatica a crederlo. La fama di donnaiolo e di uomo con esperienze sessuali non lo abbandonò mai, neanche quando fu investito dell'autorità pontificia.
Quando era giovane e frequentava la scuola superiore, Karol Wojtyla scelse la castità prematrimoniale. Carl Bernstein e Marco Politi, nella loro stupenda biografia del papa polacco, raccontano che in quegli anni le occasioni per fare sesso non erano molte per gli studenti del collegio superiore, sia per la mentalità del tempo, sia perché il direttore e il personale del centro erano molto rigorosi a riguardo. Qualsiasi studente che fosse stato sorpreso a passeggiare in compagnia di una ragazza per l'Aleja Milosci, il viale dell'Amore, rischiava una severa punizione. Era lì, o durante le gite nei paesi vicini, che gli studenti come Wojtyla avevano le loro prime esperienze sessuali.
Ma come facciamo a sapere se il futuro papa si lasciò tentare dal sesso in questo vicolo dell'Amore?
Negli anni Novanta, considerata l'autorità di cui era investito, Wojtyla si arrabbiò molto quando seppe che uno dei suoi biografi, il sacerdote carmelitano Wladyslaw Kluz, aveva definito la confessione il mezzo attraverso il quale il giovane Wojtyla aveva «recuperato» la grazia di Dio. Questo voleva dire che Wojtyla aveva avuto rapporti sessuali e che aveva recuperato la grazia di Dio (il perdono, forse?) dopo essersi confessato. Giovanni Paolo II scrisse una lettera a Kluz, di certo irritato: «Recuperare implica che avevo perso, attraverso un grave peccato [rapporti sessuali?], la grazia di Dio. Chi ha detto che io abbia commesso peccati gravi nella mia gioventù? Non accadde mai. Per caso non può credere, padre, che un giovane uomo sia incapace di vivere senza commettere peccato mortale? [rapporti sessuali?]».
Comunque sia, i biografi più importanti di Giovanni Paolo II hanno sempre dato risalto alle presunte fidanzate del giovane Karol Wojtyla. La prima sarebbe stata una bella ebrea dai capelli neri, di nome Ginka Beer, figlia dei vicini di casa dei Wojtyla a Wadowice. Ginka era due anni più grande di Karol.
In seguito Ginka emigrò in Israele e fu intervistata dallo scrittore Tad Szulc, che stava lavorando al libro Pope John Paul II.
Szulc le chiese della sua relazione con Karol Wojtyla, lei non volle parlarne, ma non negò. Un'altra fidanzata potrebbe esserci stata durante il periodo in cui Wojtyla aveva lavorato alla periferia di Cracovia, nella cava Zakrzówek di Solvay: Irka Dabrowska, una ragazza di diciotto anni che gli dava il tormento, figlia di uno dei direttori.
Ogni giorno Irka supplicava Józef Krasuski, un amico del futuro papa, affinché convincesse Wojtyla ad andare alla sua festa di compleanno. «Per favore, parla con Lolek [Wojtyla], è un uomo così gradevole e attraente» gli diceva. Karol Wojtyla finì per accettare l'invito. Quando Irka, alta, snella e con i capelli rossi, volle sapere cosa pensasse di lei il futuro papa, Krasuski la fece nascondere in un armadio, dopodiché fece entrare Wojtyla in cucina. «Ti piace Irka?» gli chiese l'amico.
Rispose Wojtyla: «Si, è incantevole, però ha solo un difetto.
Se solo si potessero tagliare un po' le gambe perché non fosse così alta e se fosse un po' più piena». La «presunta» relazione tra Lolek e Irka durò poche settimane e, secondo Wojtyla, fu solo platonica (davvero senza sesso?). A quanto pare, a provocare la rottura della relazione tra i due giovani fu la morte del padre di Karol, avvenuta il 18 febbraio 1941.
Un'altra donna importante nella vita di Wojtyla fu Halina Królikiewicz, che secondo alcuni fu la sua prima fidanzata.
Halina era una bella attrice dagli occhi neri che faceva parte del gruppo teatrale Rapsodico di Cracovia. Tra il 1942 e il 1945, la compagnia, di cui faceva parte anche Wojtyla, mise in scena ventidue rappresentazioni. Anni dopo, la Królikiewicz dichiarò: «Suona paradossale. Per me, quegli anni furono meravigliosi. Non avevo paura, mi sentivo felice per quello che facevo. Avevamo la sensazione che, mentre gli altri lottavano a fianco dell'esercito clandestino [i partigiani], noi lottavamo con le parole». La relazione tra Karol e Halina era divenuta molto, ma molto intima, quando il futuro papa si presentò alla residenza dell'arcivescovo Sapieha per annunciargli che voleva diventare sacerdote. Non disse niente ad Halina, se non due mesi dopo. «Lui [Karol Wojtyla ] era diverso dagli altri» ricordava la Królikiewicz. Sta di fatto che quando i due giovani si iscrissero all'università Jagellonica la loro relazione fu scoperta da un amico: «Quando erano insieme, si comportavano in modo misterioso. Si notava una certa intesa tra loro, una flirtare continuo che dimostrava grande affetto e complicità».
Il giovane Wojtyla non era neanche un bevitore. Quando i suoi compagni di università gli passavano una bottiglia di brandy, Karol nemmeno lo assaggiava. Aveva verso l'alcol lo stesso atteggiamento che aveva verso le donne.
Ginka Beer, Irka Dabrowska, Halina Królikiewicz, Wanda Poltawska e Anna Teresa Tymieniecka furono donne molto vicine a Karol Wojtyla, che negò sempre di aver avuto rapporti sessuali con loro. Ma nel 1995, nel diciassettesimo anno di pontificato del papa polacco, un libro pubblicato a New York e intitolato I Have to Teli This Story (Devo raccontare questa storia), seminò ulteriori dubbi sul presunto «celibato» praticato da Wojtyla in gioventù. Il libro era stato scritto da Leon Hayblum, che sosteneva di essere il padre della nipote di papa Giovanni Paolo II. Secondo Hayblum, Wojtyla si era unito alla Resistenza durante l'occupazione nazista in Polonia. Il suo gruppo era composto da ebrei polacchi. Tra di loro vi era una giovane di cui Wojtyla si innamorò perdutamente.
In base alle leggi dell'occupante, erano vietati i matrimoni con ebrei, ma il futuro papa e la giovane ignorarono la legge e si sposarono con una cerimonia segreta, durante la quale si scambiarono anche gli anelli. Dopo aver dato alla luce una bambina, sempre secondo il libro di Hayblum, un giorno la ragazza uscì dal rifugio in cui era nascosta, fu arrestata dalla Gestapo e deportata in un campo di sterminio.
Wojtyla, non potendo farsi carico di una bambina di sei settimane nel mezzo dell'occupazione della Polonia, affidò la figlia alle cure di un convento, affinché fosse educata e istruita come una suora. Negli anni successivi, il sacerdote si mantenne vicino alla bambina, seguendone i progressi. Leon Hayblum, un polacco nazionalizzato australiano, affermò di essere venuto a conoscenza della storia negli anni Sessanta a Cracovia,
quando aveva avuto una relazione con una donna di nome Krystyna. «Viveva in convento, ma non era suora» disse Hayblum. Con il tempo lei gli aveva detto che suo padre era l'arcivescovo di Cracovia, il cardinale Karol Wojtyla.
La relazione tra la presunta figlia di Karol Wojtyla e Leon Hayblum finì quando la donna non volle seguirlo in Australia, dove l'uomo era emigrato. Hayblum abbandonò la Polonia lasciandosi alle spalle la presunta figlia e l'ipotetica nipote di Giovanni Paolo II. Verità o leggenda?
Leon Hayblum fu assassinato con un colpo al petto durante una rapina in una strada di Melbourne, ma prima di morire era riuscito a raccontare la sua storia, vera o falsa che fosse. Può darsi che quanto raccontato da Hayblum sulla relazione tra il futuro papa e la combattente ebrea fosse accaduto nei due anni della vita di Giovanni Paolo II di cui non si sa assolutamente niente. Misteri a parte, quel che è certo è che a papa Giovanni Paolo II, le parole contraccezione, aborto, masturbazione, omosessualità, sodomia provocavano l'orticaria. In un passaggio di un suo libro, Giovanni Paolo II li considera «disordini organici» che provocano «frigidità e avversione». Misteriosamente, però, non compariva tra queste parole la masturbazione femminile. I critici affermano che dietro questa scelta vi era Wanda Poltawska.
Nell'opera intitolata Teologia del corpo, terminata nel 1979 e resa pubblica tra il 1981 e il 1984, Wojtyla scriveva:
La Chiesa cerca da secoli di essere il barometro della morale sessuale dei credenti, dentro la quale l'omosessualità è considerata un anatema. Nell'ottobre del 1979, durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti, Giovanni Paolo II dichiarò:
«L'attività omosessuale, che si deve distinguere dalla tendenza omosessuale, è moralmente perversa».
Nel Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, pubblicato dall'allora cardinale Ratzinger su ordine di Giovanni Paolo II, il tema dell'omosessualità appare solo nella parte intitolata La vita in Cristo, dove sono spiegati i dieci comandamenti.
Quando si arriva al sesto, «Non commettere adulterio», al paragrafo 492 sono elencati chiaramente i principali peccati contro la castità: «Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del proprio oggetto: l'adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Questi peccati sono espressione del vizio della lussuria. Commessi su minori, tali atti sono un attentato ancora più grave contro la loro integrità fisica e morale». Risulta sorprendente che questo testo della Chiesa sia stato approvato da Giovanni Paolo II. Sono considerati «peccatori» di pari livello l'adolescente che si masturba, lo stupratore e il pederasta, oppure, come scritto in un altro punto, l'omosessuale e lo stupratore.
Curioso.
(Eric Frattini - "I papi e il sesso")